La connessione esagonale interna conica BioHorizons è caratterizzata da un design esclusivo che privilegia la resistenza, la durata e la fruibilità. Le superfici di accoppiamento dell'impianto, dell'abutment e della vite dell'abutment creano un incastro di precisione robusto e duraturo e un sigillo predicibile che isola l'interno dell'impianto dall'ambiente biologico che caratterizza il cavo orale. L'utilizzo di componenti originali BioHorizons garantisce una connessione di precisione fra la componente protesica e l'impianto, evitando le pesanti ripercussioni economiche derivanti dall’uso di protesi di terzi.
Abstract:
Questo studio riporta i risultati del trattamento di copertura della radice con un lembo a riposizionamento coronale e un alloinnesto di matrice dermica acellulare. Lo stesso protocollo è stato seguito in uno studio universitario precedente per determinare se i risultati potessero essere riprodotti in un ambulatorio privato.
È stata realizzata una copertura della radice completa sulla maggior parte dei difetti. L'uso di un alloinnesto di matrice dermica ha evitato la morbilità post-operatoria associata alla rimozione di tessuto connettivo palatale. La disponibilità illimitata di alloinnesto ha consentito di realizzare la copertura della radice in più siti mediante lembi estesi e ha dimostrato di essere una procedura pratica e prevedibile in tali casi.
© Compendium 2005;26:727-733.
Premessa:
Il successo clinico della copertura della radice con tessuto connettivo autogeno (connective tissue - CT) o con matrice dermica acellulare (acellular matrix dermal - ADM) è ben documentato. Tuttavia sono stati riportati risultati istologici limitati per gli innesti CT ed è stato pubblicato un solo caso clinico di sezione umana documentante l'innesto ADM. Questo studio si pone l'obiettivo di documentare i risultati istologici degli innesti CT, ADM e dei lembi a riposizionamento coronale per la copertura delle radici denudate nell'essere umano.
Non si sono verificate complicazioni né infezioni nel corso dell'esperimento. Alla settimana 2 e 4 l'esame istologico ha mostrato formazioni non mature di tessuto molle attorno a tutti gli impianti ed è stata riscontrata una piccola interazione epiteliale con le superfici dell'impianto poiché l'epitelio non si era rigenerato sulla superficie dell'impianto dopo 2 settimane, e non è stata osservata una relazione chiara tra l'epitelio e l'impianto a 4 settimane. Alla settimana 8, i campioni mostravano un tessuto molle e un tessuto epiteliale più maturi. In questi campioni, l'epitelio si era interamente rigenerato e il tessuto molle mostrava un collagene più maturo e organizzato. Nei campioni di controllo, il downgrowth epiteliale era aumentato in modo considerevole tra l'impianto e il tessuto molle formando un solco profondo lungo il colletto dell'impianto. Questo solco si era esteso alla superficie ossea e non era stata riscontrata alcuna o solo una scarsa interazione diretta con il tessuto molle o integrazione con le superfici di controllo. Gli impianti lavorati al laser di 8 settimane avevano prodotto un modello diverso di interazione tissutale. Anche l'epitelio aveva prodotto un solco sulla parte superiore dei colletti di questi impianti. Tuttavia, nella maggior parte dei casi il solco non si estendeva fino alla superficie ossea ma finiva in prossimità di una striscia di tessuto di larghezza pari a 300-700 µm, , che era attaccata alla base del colletto microtesturizzato. Sebbene la microtesturizzazione al laser si estendesse alla parte superiore del colletto, questo attacco di tessuto molle si era formato solo nella parte inferiore del colletto dell'impianto, dove un "angolo" stabile di tessuto molle era attaccato sia al colletto dell'impianto che alla superficie ossea. Questa disposizione del solco, dell'attacco epiteliale e dell'attacco del tessuto molle era simile alla disposizione strutturale dell' "ampiezza biologica" che è stata descritta attorno ai denti e, in alcuni casi, attorno all'impianto.
Questo studio ha coinvolto quattro pazienti per cui in precedenza era stata programmata l'estrazione di tre o più denti anteriori. Per ogni paziente sono stati selezionati in modo casuale tre denti destinati a ricevere un innesto CT o ADM sotto a un lembo a riposizionamento coronale avanzato (test) o solo con lembo a riposizionamento coronale avanzato (controllo). Sei mesi dopo l'operazione sono state eseguite estrazioni di sezioni e i denti sono stati sottoposti a valutazione istologica con ematossilina eosina e mediante colorazione di Verhoeff.
Risultati:
Dal punto di vista istologico, sia l'innesto CT che l'innesto ADM sono stati ben incorporati all'interno dei tessuti del ricevente. È stata riscontrata la presenza di nuovi fibroblasti, elementi vascolari e collagene in tutta l'ADM mentre era evidente la conservazione delle fibre elastiche trapiantate. Nessun innesto ha evidenziato effetti sulla cheratinizzazione e sull'organizzazione del tessuto connettivo della mucosa alveolare sovrastante. Per entrambi i materiali erano presenti depositi di cemento all'interno dei solchi gengivali, l'osso alveolare era rimasto essenzialmente invariato e gli attacchi alle superfici delle radici erano simili.
Conclusioni: Sebbene gli innesti CT e ADM abbiano un aspetto istologico leggermente diverso, entrambi possono essere utilizzati con successo per coprire le radici denudate con un attacco simile e nessuna reazione avversa durante la guarigione.
© J Periodontol 2005; 76: 178-186.
Scopo di questo studio è stato valutare l'innesto con matrice dermica acellulare (acellular dermal matrix graft - ADMG) con funzione di membrana associato a un'idrossiapatite riassorbibile (resorbable hydroxyapatite - RHA) nella rigenerazione ossea per la prevenzione di deformità della cresta dopo l'estrazione del dente. Sono stati selezionati quindici pazienti che avevano almeno 2 denti non contigui e monoradicolari candidati all'estrazione. Nel gruppo I, i siti post-estrattivi sono stati coperti solo con ADMG, mentre nel gruppo II gli alveoli sono stati riempiti con RHA prima del posizionamento dell'ADMG.
Dopo 6 mesi sono state eseguite chirurgie di rientro e biopsie. Per quanto lo spessore della cresta sia stato conservato in entrambi i gruppi, i valori medi sono risultati decisamente superiori nel gruppo II (P <0,05) rispetto al gruppo I (6,8 ± 1,26 e 5,53 ± 1,06). L'analisi istologica mostrava una piccola formazione ossea in alcuni campioni per il gruppo II, mentre in entrambi è stata riscontrata la presenza di un tessuto connettivo fibroso altamente vascolarizzato attorno alle particelle.
In base ai risultati si può concludere che l'ADMG è stato in grado di conservare lo spessore della cresta e che l'uso aggiuntivo dell'RHA ha favorito la conservazione delle creste oltre a un incremento dell'ampiezza del tessuto cheratinizzato.
© Implant Dent 2005;14:176-184
L'uso di matrice dermica acellulare per correggere difetti del tessuto molle e duro relativi agli impianti è descritto nei tre casi clinici riportati. Vengono presentate la correzione di una deformità della cresta causata da una frattura della radice, la sommersione di un impianto esistente, la correzione di difetti di recessione attorno al dente adiacente e la conservazione della cresta per il posizionamento dell'impianto.
L'uso della matrice dermica acellulare ha evitato la necessità di un secondo sito chirurgico per il materiale donatore e la possibile insorgenza di complicanze post-operatorie. In questo modo sono migliorati anche il comfort e la soddisfazione del paziente in merito alla procedura. Tutti e tre i casi hanno evidenziato risultati funzionali ed estetici eccellenti sia per i pazienti che per i professionisti coinvolti nella terapia.
© Int J Periodontics Restorative Dent 2004;24:352-361
Premessa:
L'innesto con matrice dermica acellulare (acellular dermal matrix graft - ADMG) è ampiamente utilizzato nella chirurgia paradontale come sostituto dell'innesto di tessuto connettivo subepiteliale (subepithelial connective tissue graft - SCTG). Questi innesti mostrano processi di guarigione diversi a causa delle loro strutture distinte sia a livello cellulare che vascolare.
Per questo motivo questa tecnica chirurgica, sviluppata principalmente per l'autoinnesto, potrebbe non essere adeguata per l'alloinnesto. Questo studio ha messo a confronto i risultati clinici di due tecniche chirurgiche - la procedura "convenzionale" e una procedura modificata - per il trattamento di recessioni gengivali localizzate con l'ADMG.
Non si sono verificate complicazioni né infezioni nel corso dell'esperimento. Alla settimana 2 e 4 l'esame istologico ha mostrato formazioni non mature di tessuto molle attorno a tutti gli impianti ed è stata riscontrata una piccola interazione epiteliale con le superfici dell'impianto poiché l'epitelio non si era rigenerato sulla superficie dell'impianto dopo 2 settimane, e non è stata osservata una relazione chiara tra l'epitelio e l'impianto a 4 settimane. Alla settimana 8, i campioni mostravano un tessuto molle e un tessuto epiteliale più maturi. In questi campioni, l'epitelio si era interamente rigenerato e il tessuto molle mostrava un collagene più maturo e organizzato. Nei campioni di controllo, il downgrowth epiteliale era aumentato in modo considerevole tra l'impianto e il tessuto molle formando un solco profondo lungo il colletto dell'impianto. Questo solco si era esteso alla superficie ossea e non era stata riscontrata alcuna o solo una scarsa interazione diretta con il tessuto molle o integrazione con le superfici di controllo. Gli impianti lavorati al laser di 8 settimane avevano prodotto un modello diverso di interazione tissutale. Anche l'epitelio aveva prodotto un solco sulla parte superiore dei colletti di questi impianti. Tuttavia, nella maggior parte dei casi il solco non si estendeva fino alla superficie ossea ma finiva in prossimità di una striscia di tessuto di larghezza pari a 300-700 µm, , che era attaccata alla base del colletto microtesturizzato. Sebbene la microtesturizzazione al laser si estendesse alla parte superiore del colletto, questo attacco di tessuto molle si era formato solo nella parte inferiore del colletto dell'impianto, dove un "angolo" stabile di tessuto molle era attaccato sia al colletto dell'impianto che alla superficie ossea. Questa disposizione del solco, dell'attacco epiteliale e dell'attacco del tessuto molle era simile alla disposizione strutturale dell' "ampiezza biologica" che è stata descritta attorno ai denti e, in alcuni casi, attorno all'impianto.
In totale sono state selezionate 32 recessioni bilaterali di classe I e II, secondo la classificazione di Miller, e assegnate a gruppi di test e di controllo. Il gruppo di controllo ha ricevuto l'SCTG e il gruppo di test è stato trattato con la tecnica chirurgica modificata. La profondità di sondaggio (PD), il livello di attacco clinico relativo (RCAL), la recessione gengivale (GR) e l'ampiezza del tessuto cheratinizzato (KT) sono stati misurati 2 settimane prima dell'intervento e 6 mesi dopo.
Risultati:
Dopo 6 mesi, entrambe le procedure hanno migliorato tutti parametri oggetto di valutazione. I confronti tra i gruppi in base al test della somma dei ranghi di Mann-Whitney non hanno rivelato differenze significative in termini di incremento del CAL, riduzione del PD e aumento del KT tra i valori iniziali e la valutazione dopo 6 mesi. Tuttavia è stata riscontrata una riduzione maggiore statisticamente significativa in termini di GR a favore della tecnica modificata (P = 0,002). La percentuale della copertura della radice è stata del 79% per il gruppo di test e del 63,9% per il gruppo di controllo.
Conclusioni:
Avendo ottenuto risultati clinici migliori statisticamente significativi rispetto alla tecnica tradizionale, si desume che la tecnica modificata sia più adatta alle procedure di copertura della radice con l'ADMG.
© J Periodontol 2004;75:1350-1356
Premessa:
L'ottenimento di una copertura della radice predicibile ed estetica è ormai importante. Purtroppo sono disponibili informazioni limitate sui risultati a lungo termine delle procedure di copertura della radice. Questo studio si è proposto di valutare i risultati di copertura della radice a breve e a lungo termine ottenuti con matrice dermica acellulare e innesto subepiteliale.
Non si sono verificate complicazioni né infezioni nel corso dell'esperimento. Alla settimana 2 e 4 l'esame istologico ha mostrato formazioni non mature di tessuto molle attorno a tutti gli impianti ed è stata riscontrata una piccola interazione epiteliale con le superfici dell'impianto poiché l'epitelio non si era rigenerato sulla superficie dell'impianto dopo 2 settimane, e non è stata osservata una relazione chiara tra l'epitelio e l'impianto a 4 settimane. Alla settimana 8, i campioni mostravano un tessuto molle e un tessuto epiteliale più maturi. In questi campioni, l'epitelio si era interamente rigenerato e il tessuto molle mostrava un collagene più maturo e organizzato. Nei campioni di controllo, il downgrowth epiteliale era aumentato in modo considerevole tra l'impianto e il tessuto molle formando un solco profondo lungo il colletto dell'impianto. Questo solco si era esteso alla superficie ossea e non era stata riscontrata alcuna o solo una scarsa interazione diretta con il tessuto molle o integrazione con le superfici di controllo. Gli impianti lavorati al laser di 8 settimane avevano prodotto un modello diverso di interazione tissutale. Anche l'epitelio aveva prodotto un solco sulla parte superiore dei colletti di questi impianti. Tuttavia, nella maggior parte dei casi il solco non si estendeva fino alla superficie ossea ma finiva in prossimità di una striscia di tessuto di larghezza pari a 300-700 µm, , che era attaccata alla base del colletto microtesturizzato. Sebbene la microtesturizzazione al laser si estendesse alla parte superiore del colletto, questo attacco di tessuto molle si era formato solo nella parte inferiore del colletto dell'impianto, dove un "angolo" stabile di tessuto molle era attaccato sia al colletto dell'impianto che alla superficie ossea. Questa disposizione del solco, dell'attacco epiteliale e dell'attacco del tessuto molle era simile alla disposizione strutturale dell' "ampiezza biologica" che è stata descritta attorno ai denti e, in alcuni casi, attorno all'impianto.
È stata eseguita un'analisi di potenza a priori per capire se 25 fosse una dimensione del campione adeguata per ogni gruppo dello studio. Allo studio hanno partecipato venticinque pazienti trattati con matrice dermica acellulare o con innesto subepiteliale per la copertura della radice. Sono stati confrontati i risultati a breve termine (media fra 12,3 e 13,2 settimane) e a lungo termine (media fra 48,1 e 49,2 mesi).
Inoltre, sono stati valutati diversi fattori per determinarne la possibile influenza sui risultati. Questo studio retrospettivo sui pazienti è stato condotto presso uno studio odontoiatrico privato con pagamento della prestazione. I pazienti non sono stati assegnati in modo casuale ai gruppi di trattamento.
Risultati:
Le coperture medie della radice per la matrice dermica acellulare a breve termine (93,4%), l'innesto subepiteliale a breve termine (96,6%) e l'innesto subepiteliale a lungo termine (97,0%) erano statisticamente simili. Tutte e tre erano superiori dal punto di vista statistico rispetto alla copertura media della matrice dermica acellulare a lungo termine (65,8%). In termini di cambiamento della recessione sono stati rilevati risultati simili.
Si sono verificate riduzioni di sondaggio inferiori e un incremento minore del tessuto cheratinizzato con la matrice dermica acellulare rispetto all'innesto subepiteliale. Nessuno dei fattori oggetto della valutazione ha prodotto un risultato migliore statisticamente significativo per l'innesto dermico acellulare rispetto all'innesto subepiteliale.
Tuttavia, nei casi a lungo termine in cui difetti diversi sono stati trattati con matrice dermica acellulare, la copertura media della radice (70,8%) è stata maggiore della copertura media nei casi a lungo termine, dove un solo difetto è stato trattato con matrice dermica acellulare (50,0%).
Conclusioni:
Il mantenimento dei risultati medi nel corso del tempo è risultato migliore con l'innesto subepiteliale rispetto alla matrice dermica acellulare. Tuttavia i risultati non sono stati universali. Nel 32,0% dei casi trattati con matrice dermica acellulare, i risultati sono migliorati o rimasti stabili nel corso del tempo.
© J Periodontol 2004;75:734-743
Premessa:
Lo scopo principale di questa indagine clinica in cieco, controllata e randomizzata, è stato quello di confrontare il lembo a riposizionamento coronale completo di innesto con matrice dermica acellulare rispetto al solo lembo a riposizionamento coronale per determinarne gli effetti sullo spessore gengivale e la percentuale di copertura della radice.
Non si sono verificate complicazioni né infezioni nel corso dell'esperimento. Alla settimana 2 e 4 l'esame istologico ha mostrato formazioni non mature di tessuto molle attorno a tutti gli impianti ed è stata riscontrata una piccola interazione epiteliale con le superfici dell'impianto poiché l'epitelio non si era rigenerato sulla superficie dell'impianto dopo 2 settimane, e non è stata osservata una relazione chiara tra l'epitelio e l'impianto a 4 settimane. Alla settimana 8, i campioni mostravano un tessuto molle e un tessuto epiteliale più maturi. In questi campioni, l'epitelio si era interamente rigenerato e il tessuto molle mostrava un collagene più maturo e organizzato. Nei campioni di controllo, il downgrowth epiteliale era aumentato in modo considerevole tra l'impianto e il tessuto molle formando un solco profondo lungo il colletto dell'impianto. Questo solco si era esteso alla superficie ossea e non era stata riscontrata alcuna o solo una scarsa interazione diretta con il tessuto molle o integrazione con le superfici di controllo. Gli impianti lavorati al laser di 8 settimane avevano prodotto un modello diverso di interazione tissutale. Anche l'epitelio aveva prodotto un solco sulla parte superiore dei colletti di questi impianti. Tuttavia, nella maggior parte dei casi il solco non si estendeva fino alla superficie ossea ma finiva in prossimità di una striscia di tessuto di larghezza pari a 300-700 µm, , che era attaccata alla base del colletto microtesturizzato. Sebbene la microtesturizzazione al laser si estendesse alla parte superiore del colletto, questo attacco di tessuto molle si era formato solo nella parte inferiore del colletto dell'impianto, dove un "angolo" stabile di tessuto molle era attaccato sia al colletto dell'impianto che alla superficie ossea. Questa disposizione del solco, dell'attacco epiteliale e dell'attacco del tessuto molle era simile alla disposizione strutturale dell' "ampiezza biologica" che è stata descritta attorno ai denti e, in alcuni casi, attorno all'impianto.
Ventiquattro soggetti con difetto di recessione orale di classe I o II in base alla classificazione di Miller pari a 3 mm sono stati trattati con CPF più ADM o solo CPF. Diversi siti con recessione ulteriore sono stati trattati con la stessa procedura del lembo e tutti i siti sono stati studiati per 6 mesi. Lo spessore del tessuto è stato misurato alla base del solco e alla giunzione mucogengivale di tutti i denti con un misuratore a ultrasuoni SDM.
Risultati:
Per i siti ADM, la recessione media iniziale di 3,46 mm si è ridotta a 0,04 mm, per una copertura del difetto di 3,42 mm o 99% (P <0,05). Per il gruppo CPF, la recessione media iniziale di 3,27 mm si è ridotta a 1,08 mm, per una copertura del difetto di 2,19 mm o 67% (P <0,05). La differenza tra i gruppi ADM e CPF è risultata statisticamente significativa (P <0,05). Lo spessore del tessuto molle marginale è aumentato di 0,40 mm (P <0,05) per il gruppo ADM, mentre il gruppo CPF è risultato essenzialmente invariato.
Il tessuto cheratinizzato è aumentato di 0,81 mm (P <0,05) per il gruppo ADM, e di 0,33 mm (P >0,05) per il gruppo CPF. In nessuno dei due gruppi si è verificato incremento della copertura della radice da creeping attachment tra 2 e 6 mesi.
Conclusioni:
Il trattamento con alloinesto CPF più ADM ha aumentato in modo significativo lo spessore gengivale rispetto al solo CPF. La copertura del difetto di recessione è migliorata significativamente con l'uso dell'ADM.
© J Periodontol 2004; 75:44-56
Premessa:
Numerosi studi clinici hanno evidenziato l'efficacia della matrice dermica acellulare (ADM, Acellular Dermal Matrix) nel trattamento dei difetti mucogengivali. Questa meta-analisi è stata finalizzata a confrontare l'efficacia della copertura della radice (RC, Root Coverage) basata su ADM e l'aumento basato su ADM di tessuti cheratinizzati rispetto ad altri tipi di chirurgia mucogengivale d’impiego comune.
Non si sono verificate complicazioni né infezioni nel corso dell'esperimento. Alla settimana 2 e 4 l'esame istologico ha mostrato formazioni non mature di tessuto molle attorno a tutti gli impianti ed è stata riscontrata una piccola interazione epiteliale con le superfici dell'impianto poiché l'epitelio non si era rigenerato sulla superficie dell'impianto dopo 2 settimane, e non è stata osservata una relazione chiara tra l'epitelio e l'impianto a 4 settimane. Alla settimana 8, i campioni mostravano un tessuto molle e un tessuto epiteliale più maturi. In questi campioni, l'epitelio si era interamente rigenerato e il tessuto molle mostrava un collagene più maturo e organizzato. Nei campioni di controllo, il downgrowth epiteliale era aumentato in modo considerevole tra l'impianto e il tessuto molle formando un solco profondo lungo il colletto dell'impianto. Questo solco si era esteso alla superficie ossea e non era stata riscontrata alcuna o solo una scarsa interazione diretta con il tessuto molle o integrazione con le superfici di controllo. Gli impianti lavorati al laser di 8 settimane avevano prodotto un modello diverso di interazione tissutale. Anche l'epitelio aveva prodotto un solco sulla parte superiore dei colletti di questi impianti. Tuttavia, nella maggior parte dei casi il solco non si estendeva fino alla superficie ossea ma finiva in prossimità di una striscia di tessuto di larghezza pari a 300-700 µm, , che era attaccata alla base del colletto microtesturizzato. Sebbene la microtesturizzazione al laser si estendesse alla parte superiore del colletto, questo attacco di tessuto molle si era formato solo nella parte inferiore del colletto dell'impianto, dove un "angolo" stabile di tessuto molle era attaccato sia al colletto dell'impianto che alla superficie ossea. Questa disposizione del solco, dell'attacco epiteliale e dell'attacco del tessuto molle era simile alla disposizione strutturale dell' "ampiezza biologica" che è stata descritta attorno ai denti e, in alcuni casi, attorno all'impianto.
La meta-analisi si limitava a studi clinici randomizzati (randomized clinical trial - RCT). È stata condotta una ricerca su articoli dal 1° gennaio 1990 a ottobre 2004 relativi all’ADM utilizzando il database MEDLINE della National Library of Medicine, il Cochrane Oral Health Group Specialized Trials Registry e tramite ricerca manuale su rassegne e riviste di recente pubblicazione. Gli studi rilevanti sono stati identificati e classificati in modo indipendente e la media dei dati di ciascuno è stata ponderata di conseguenza. I risultati selezionati sono stati analizzati utilizzando un programma software di meta-analisi. Le valutazioni significative degli effetti del trattamento di diversi studi sono state calcolate per mezzo del test di eterogeneità di Cochrane.
Risultati:
Conclusioni:
Le differenze nella strutturazione degli studi e la mancanza di dati hanno impedito un raggruppamento adeguato e completo dei dati per un'analisi più esaustiva. Per questo motivo, considerando i trend presentati in questo studio, si evince la necessità di ulteriori studi clinici randomizzati sulle procedure ADM rispetto alle procedure chirurgiche mucogengivali tradizionali al fine di confermare quanto scoperto. È difficile trarre conclusioni certe da questa meta-analisi sull'ADM per la chirurgia mucogengivale, principalmente per la debolezza della struttura e del reporting degli studi esistenti.
© J Periodontol 2005;76:1814-1822.
Premessa:
Difetti diversi del tessuto molle possono essere trattati con procedure chirurgiche diverse. La maggior parte di queste tecniche richiede la zona palatale come sito donatore. Recentemente è entrato in commercio un innesto dermico acellulare che può sostituire il tessuto palatale donato.
Non si sono verificate complicazioni né infezioni nel corso dell'esperimento. Alla settimana 2 e 4 l'esame istologico ha mostrato formazioni non mature di tessuto molle attorno a tutti gli impianti ed è stata riscontrata una piccola interazione epiteliale con le superfici dell'impianto poiché l'epitelio non si era rigenerato sulla superficie dell'impianto dopo 2 settimane, e non è stata osservata una relazione chiara tra l'epitelio e l'impianto a 4 settimane. Alla settimana 8, i campioni mostravano un tessuto molle e un tessuto epiteliale più maturi. In questi campioni, l'epitelio si era interamente rigenerato e il tessuto molle mostrava un collagene più maturo e organizzato. Nei campioni di controllo, il downgrowth epiteliale era aumentato in modo considerevole tra l'impianto e il tessuto molle formando un solco profondo lungo il colletto dell'impianto. Questo solco si era esteso alla superficie ossea e non era stata riscontrata alcuna o solo una scarsa interazione diretta con il tessuto molle o integrazione con le superfici di controllo. Gli impianti lavorati al laser di 8 settimane avevano prodotto un modello diverso di interazione tissutale. Anche l'epitelio aveva prodotto un solco sulla parte superiore dei colletti di questi impianti. Tuttavia, nella maggior parte dei casi il solco non si estendeva fino alla superficie ossea ma finiva in prossimità di una striscia di tessuto di larghezza pari a 300-700 µm, , che era attaccata alla base del colletto microtesturizzato. Sebbene la microtesturizzazione al laser si estendesse alla parte superiore del colletto, questo attacco di tessuto molle si era formato solo nella parte inferiore del colletto dell'impianto, dove un "angolo" stabile di tessuto molle era attaccato sia al colletto dell'impianto che alla superficie ossea. Questa disposizione del solco, dell'attacco epiteliale e dell'attacco del tessuto molle era simile alla disposizione strutturale dell' "ampiezza biologica" che è stata descritta attorno ai denti e, in alcuni casi, attorno all'impianto.
Questo studio descrive la tecnica chirurgica per il rialzo gengivale e la copertura della radice e i risultati di 12 casi clinici. Viene inoltre presentato un confronto tra le tre procedure mucogengivali più diffuse per la copertura della radice.
Risultati:
I risultati di 12 pazienti e di 26 aree denudate hanno dimostrato che è possibile ottenere una copertura della radice media del 74% con l'innesto dermico acellulare. Tredici aree denudate su 26 hanno mostrato una copertura della radice completa. L'aumento medio di tessuto cheratinizzato è stato di 1,19 mm. I risultati a lungo termine dei casi clinici appaiono stabili.
Conclusioni:
La tecnica di copertura della radice con un innesto dermico acellulare proposta può rappresentare una buona alternativa agli innesti di tessuto molle per la copertura della radice e dovrebbe far parte dell'armamentario odontoiatrico per la chirurgia plastica parodontale.
© J Periodontol 2005;76:1982-1990.
Premessa:
La copertura delle radici esposte dalla recessione gengivale è uno degli obiettivi principali della chirurgia ricostruttiva parodontale. È disponibile una grande varietà di procedure d'innesto mucogengivale. Tuttavia l'efficacia a lungo termine di queste procedure non è ancora chiara. Questo studio si proponeva di confrontare l'efficacia degli alloinnesti di matrice dermica acellulare sotto il peduncolo con autoinnesti di tessuto connettivo subepiteliale per la copertura della radice a 2 anni dall'intervento.
Non si sono verificate complicazioni né infezioni nel corso dell'esperimento. Alla settimana 2 e 4 l'esame istologico ha mostrato formazioni non mature di tessuto molle attorno a tutti gli impianti ed è stata riscontrata una piccola interazione epiteliale con le superfici dell'impianto poiché l'epitelio non si era rigenerato sulla superficie dell'impianto dopo 2 settimane, e non è stata osservata una relazione chiara tra l'epitelio e l'impianto a 4 settimane. Alla settimana 8, i campioni mostravano un tessuto molle e un tessuto epiteliale più maturi. In questi campioni, l'epitelio si era interamente rigenerato e il tessuto molle mostrava un collagene più maturo e organizzato. Nei campioni di controllo, il downgrowth epiteliale era aumentato in modo considerevole tra l'impianto e il tessuto molle formando un solco profondo lungo il colletto dell'impianto. Questo solco si era esteso alla superficie ossea e non era stata riscontrata alcuna o solo una scarsa interazione diretta con il tessuto molle o integrazione con le superfici di controllo. Gli impianti lavorati al laser di 8 settimane avevano prodotto un modello diverso di interazione tissutale. Anche l'epitelio aveva prodotto un solco sulla parte superiore dei colletti di questi impianti. Tuttavia, nella maggior parte dei casi il solco non si estendeva fino alla superficie ossea ma finiva in prossimità di una striscia di tessuto di larghezza pari a 300-700 µm, , che era attaccata alla base del colletto microtesturizzato. Sebbene la microtesturizzazione al laser si estendesse alla parte superiore del colletto, questo attacco di tessuto molle si era formato solo nella parte inferiore del colletto dell'impianto, dove un "angolo" stabile di tessuto molle era attaccato sia al colletto dell'impianto che alla superficie ossea. Questa disposizione del solco, dell'attacco epiteliale e dell'attacco del tessuto molle era simile alla disposizione strutturale dell' "ampiezza biologica" che è stata descritta attorno ai denti e, in alcuni casi, attorno all'impianto.
Centouno (101) pazienti sono stati trattati con alloinnesti di matrice dermica (età media 28,4 ± 0,7 anni; recessione media 4,2 mm) e 65 pazienti con innesti di tessuto connettivo (età media 30,1 ± 1,4 anni; recessione media 4,9 mm). Tutti i pazienti sono stati sottoposti a una valutazione parodontale completa e a una preparazione chirurgica che comprendeva istruzioni di igiene orale e levigatura radicolare.
Le radici esposte sono state interamente levigate e coperte da un innesto senza ulteriore trattamento o condizionamento della radice. Tra i due gruppi non vi erano differenze in termini di età media, periodo di follow-up o sesso. I pazienti sono stati valutati periodicamente in un periodo compreso tra 1 e 2 anni. Sono state valutate la recessione residua e la copertura dei difetti.
Risultati:
La recessione residua media della radice dopo la copertura della radice con l'alloinnesto di matrice dermica acellulare è risultata pari a 0,2 ± 0,04 mm, con una copertura dei difetti del 95,9 ± 0,9%. La frequenza della copertura dei difetti è stata dello 82,2%. La copertura della radice è stata del 98,8% ± 0,2%, con conseguente frequenza di copertura della radice del 100%. L'incremento della gengiva cheratinizzata è stato del 2,2 ± 0,04 mm mentre l'incremento dell'adesione è stato del 4,5 ± 0,1 mm per ogni paziente.
Gli autoinnesti di tessuto connettivo hanno prodotto una recessione residua della radice di 0,1 ± 0,04 mm, con una percentuale di copertura dei difetti del 97,8% ± 0,6% e una frequenza della copertura dei difetti del 95,4%. La copertura della radice è stata del 99,1% ± 0,2% mentre la frequenza della copertura della radice è stata del 100%. L'incremento della gengiva cheratinizzata è stato del 3,0 ± 0,1 mm mentre l'incremento dell'adesione è stato del 5,3 ± 0,2 mm per ogni paziente.
Non sono emerse differenze significative nella recessione finale e della copertura della radice tra le due metodologie di trattamento. Tuttavia gli autoinnesti hanno prodotto aumenti significativi in termini di copertura dei difetti, incremento della gengiva cheratinizzata e profondità di sondaggio residua. I risultati clinici sono rimasti stabili durante il periodo di follow-up di 2 anni.
Conclusioni:
Questi risultati indicano che la copertura della radice con alloinesti di matrice dermica acellulare sotto il peduncolo o con autoinnesti di tessuto connettivo subepiteliale rappresenta una procedura altamente prevedibile che resta stabile dopo 2 anni dall'intervento. Tuttavia gli autoinnesti di tessuto connettivo subepiteliale hanno prodotto aumenti significativi in termini di copertura dei difetti, incremento della gengiva cheratinizzata e profondità di sondaggio residua.
© J Periodontol 2005;76:1323-1328.
Abstract:
I tatuaggi da amalgama nella gengiva e nella mucosa possono danneggiare l'estetica e rappresentare una barriera per il contatto superficie-osso nei siti d'impianto. Per illustrare l'efficacia degli alloinnesti di matrice dermica acellulare nel trattamento di queste lesioni vengono usati due casi clinici. Risultati molto gradevoli sotto il profilo estetico sono stati ottenuti con un disagio e complicanze post-operatorie di entità minima grazie alla prevenzione di un secondo sito chirurgico o di una procedura aggiuntiva.
© Compendium 2005;26:853-859.
Premessa:
Questo studio è stato finalizzato a valutare clinicamente il trattamento delle recessioni gengivali di classe I con un lembo a riposizionamento coronale con o senza alloinnesto di matrice dermica acellulare (ADM).
Non si sono verificate complicazioni né infezioni nel corso dell'esperimento. Alla settimana 2 e 4 l'esame istologico ha mostrato formazioni non mature di tessuto molle attorno a tutti gli impianti ed è stata riscontrata una piccola interazione epiteliale con le superfici dell'impianto poiché l'epitelio non si era rigenerato sulla superficie dell'impianto dopo 2 settimane, e non è stata osservata una relazione chiara tra l'epitelio e l'impianto a 4 settimane. Alla settimana 8, i campioni mostravano un tessuto molle e un tessuto epiteliale più maturi. In questi campioni, l'epitelio si era interamente rigenerato e il tessuto molle mostrava un collagene più maturo e organizzato. Nei campioni di controllo, il downgrowth epiteliale era aumentato in modo considerevole tra l'impianto e il tessuto molle formando un solco profondo lungo il colletto dell'impianto. Questo solco si era esteso alla superficie ossea e non era stata riscontrata alcuna o solo una scarsa interazione diretta con il tessuto molle o integrazione con le superfici di controllo. Gli impianti lavorati al laser di 8 settimane avevano prodotto un modello diverso di interazione tissutale. Anche l'epitelio aveva prodotto un solco sulla parte superiore dei colletti di questi impianti. Tuttavia, nella maggior parte dei casi il solco non si estendeva fino alla superficie ossea ma finiva in prossimità di una striscia di tessuto di larghezza pari a 300-700 µm, , che era attaccata alla base del colletto microtesturizzato. Sebbene la microtesturizzazione al laser si estendesse alla parte superiore del colletto, questo attacco di tessuto molle si era formato solo nella parte inferiore del colletto dell'impianto, dove un "angolo" stabile di tessuto molle era attaccato sia al colletto dell'impianto che alla superficie ossea. Questa disposizione del solco, dell'attacco epiteliale e dell'attacco del tessuto molle era simile alla disposizione strutturale dell' "ampiezza biologica" che è stata descritta attorno ai denti e, in alcuni casi, attorno all'impianto.
Sono stati selezionati tredici pazienti con recessioni gengivali bilaterali comparabili di classe I secondo la classificazione di Miller (3,0 mm). I difetti sono stati assegnati in modo casuale a uno dei trattamenti: lembo a riposizionamento coronale con matrice dermica acellulare (gruppo ADM) o solo lembo a riposizionamento coronale (gruppo CPF).
I parametri clinici includevano: profondità di sondaggio (probing depth - PD), livello di attacco clinico - CAL), altezza della recessione (recession height - RH), ampiezza della recessione (recession width - RW), altezza del tessuto cheratinizzato (height of keratinized tissue - HKT), spessore del tessuto cheratinizzato (thickness of keratinized tissue - TKT), indice di placca (plaque index - PI) e indice gengivale (gingival index - GI). Le misurazioni sono state condotte prima degli interventi chirurgici e dopo 6 mesi.
Risultati:
La recessione media iniziale era di 3,4 mm e 3,5 mm rispettivamente per il gruppo ADM e il gruppo CPF. Dopo 6 mesi, entrambi i trattamenti hanno prodotto una copertura della radice significativa (P <0,01), ottenendo una media di 2,6 mm (76%) nel gruppo ADM e di 2,5 mm (71%) nel gruppo CPF.
La differenza nella riduzione della recessione tra i trattamenti non è risultata statisticamente significativa. Non sono state rilevate differenze statisticamente significative tra i trattamenti in termini di PD, CAL, RH, RW e HKT. Tuttavia, l’incremento TKT medio è risultato pari a 0,7 mm per il gruppo ADM e 0,2 mm per il gruppo CPF (P <0,01).
Conclusioni:
Si può concludere che entrambe le tecniche potrebbero fornire una copertura della radice significativa nelle recessioni gengivali di classe I; tuttavia ci si può attendere uno spessore maggiore di tessuto cheratinizzato con l'ADM.
© J Periodontol 2004;75:1137-1144
Questo studio pilota si è proposto di investigare gli effetti sulla guarigione del sito post-estrattivo lasciando esposti nella cavità orale dell'idrossiapatite assorbibile (assorbable hydroxyapatite - AH) e osso bovino minerale inorganico non assorbibile (anorganic bovine bone - ABB) ricoperti con un alloinnesto di matrice dermica acellulare (acellular dermal matrix allograft - ADMA) o una membrana barriera in politetrafluoroetilene espanso (ePTFE). Dopo l'estrazione dei denti, un totale di 16 siti in 15 pazienti con placche orali deficitarie di 5 mm sono stati suddivisi in modo casuale in 4 gruppi di trattamento:
Non è stata eseguita né ottenuta la copertura primaria in alcuno dei 16 siti trattati. Tra i sei e gli 8 mesi dopo l'estrazione, al momento del posizionamento dell'impianto, sono state ottenute le sezioni istologiche dei siti trattati. Le sezioni sono state elaborate, colorate con blu di Steven e fucsina picrica di Von Gieson, e analizzate dal punto di vista istomorfometrico.
L'osso vitale, il tessuto connettivo, il midollo e le particelle d'innesto residue sono stati indicati come percentuale della sezione totale. L'osso vitale medio era pari al 34,5% (AH con ADMA), 41,7% (ABB con ADMA), 27,6% (ePTFE e AH) e 17,8% (ePTFE e ABB). La percentuale media di osso vitale nei 8 siti coperti con ADMA era pari al 38% rispetto a una percentuale media di osso vitale del 22% negli 8 siti ricoperti con membrane barriera in ePTFE.
A causa dello scarso numero di campioni nei 4 gruppi, l'analisi statistica non è stata possibile. Tuttavia, nello studio pilota, nei siti coperti con ADMA è stata riscontrata una presenza maggiore di osso vitale tra i 6 e gli 8 mesi successivi al trattamento dei siti rispetto a quella ottenuta nei siti coperti da PTFE, a prescindere dai materiali sostitutivi dell'osso utilizzati. Indubbiamente si faranno ulteriori ricerche per verificare se questi risultati mostrino una differenza simile nel contatto tra osso e impianto dopo il posizionamento dell'impianto.
© Implant Dent 2004;13:153-164
Premessa:
L'alloinnesto di matrice dermica acellulare (acellular dermal matrix allograft - ADMA) è stato applicato con successo come sostituto degli innesti liberi di tessuto connettivo (connective tissue grafts - CTG) in diverse procedure parodontali, compresa la copertura della radice. Scopo di questo studio è stato quello di confrontare clinicamente l'efficienza dell'ADMA e del CTG nel trattamento delle recessioni gengivali di 4 mm.
Non si sono verificate complicazioni né infezioni nel corso dell'esperimento. Alla settimana 2 e 4 l'esame istologico ha mostrato formazioni non mature di tessuto molle attorno a tutti gli impianti ed è stata riscontrata una piccola interazione epiteliale con le superfici dell'impianto poiché l'epitelio non si era rigenerato sulla superficie dell'impianto dopo 2 settimane, e non è stata osservata una relazione chiara tra l'epitelio e l'impianto a 4 settimane. Alla settimana 8, i campioni mostravano un tessuto molle e un tessuto epiteliale più maturi. In questi campioni, l'epitelio si era interamente rigenerato e il tessuto molle mostrava un collagene più maturo e organizzato. Nei campioni di controllo, il downgrowth epiteliale era aumentato in modo considerevole tra l'impianto e il tessuto molle formando un solco profondo lungo il colletto dell'impianto. Questo solco si era esteso alla superficie ossea e non era stata riscontrata alcuna o solo una scarsa interazione diretta con il tessuto molle o integrazione con le superfici di controllo. Gli impianti lavorati al laser di 8 settimane avevano prodotto un modello diverso di interazione tissutale. Anche l'epitelio aveva prodotto un solco sulla parte superiore dei colletti di questi impianti. Tuttavia, nella maggior parte dei casi il solco non si estendeva fino alla superficie ossea ma finiva in prossimità di una striscia di tessuto di larghezza pari a 300-700 µm, , che era attaccata alla base del colletto microtesturizzato. Sebbene la microtesturizzazione al laser si estendesse alla parte superiore del colletto, questo attacco di tessuto molle si era formato solo nella parte inferiore del colletto dell'impianto, dove un "angolo" stabile di tessuto molle era attaccato sia al colletto dell'impianto che alla superficie ossea. Questa disposizione del solco, dell'attacco epiteliale e dell'attacco del tessuto molle era simile alla disposizione strutturale dell' "ampiezza biologica" che è stata descritta attorno ai denti e, in alcuni casi, attorno all'impianto.
Hanno partecipato sette pazienti con recessioni bilaterali. Quattordici denti che presentavano recessioni gengivali di 4 mm sono stati trattati in modo casuale con ADMA o CTG coperti da lembi coronali avanzati. Recessione, profondità di sondaggio e ampiezza del tessuto cheratinizzato sono state misurate prima dell'intervento e 12 mesi dopo. Le variazioni di questi parametri clinici sono state calcolate nell’ambito dei gruppi e confrontate fra i gruppi, e analizzate dal punto di vista statistico.
Risultati:
La recessione di base, la profondità di sondaggio e l'ampiezza del tessuto cheratinizzato sono risultate simili per entrambi i gruppi. A 12 mesi, è stato osservato un incremento della copertura della radice di 4,57 mm (89,1%) rispetto a 4,29 mm (88,7%) (P = NS), con un incremento di tessuto cheratinizzato pari a 0,86 mm (36%) rispetto a 2,14 mm (107%) (P <0,05) per l’ADMA e il CTG, rispettivamente. La profondità di sondaggio è rimasta invariata (0,22 mm/0 mm) senza differenze tra i gruppi.
Conclusioni:
I difetti di recessione possono essere coperti utilizzando ADMA o CTG, senza differenze dal punto di vista pratico. Tuttavia il CTG ha come effetto un incremento di gengiva cheratinizzata significativamente maggiore.
© J Periodontol 2002;73:1405-1411